La dermatite lichenica, termine usato comunemente per identificare soprattutto il lichen simplex cronico, rappresenta una forma cronica di infiammazione della pelle causata principalmente da sfregamenti e grattamenti ripetuti sulla superficie cutanea. Tale patologia si caratterizza per manifestazioni croniche e recidivanti che possono interferire significativamente con la qualità di vita del paziente a causa di prurito persistente e alterazioni dell’aspetto cutaneo. La dermatite lichenica è distinta dal lichen planus, altra patologia dal quadro clinico affine ma con eziologia, manifestazioni e gestione differenti.
Cosa si intende per dermatite lichenica: natura della malattia
I termini “dermatite lichenica” o “lichenoide” vengono utilizzati in dermatologia per descrivere un insieme di eruzioni cutanee caratterizzate dalla presenza di placche ispessite, spesso a margini netti, dall’aspetto secco e ruvido, con colorazione tendente al grigio-brunastro o iperpigmentata. Tra queste, il lichen simplex cronico è la forma più rappresentativa: si tratta di una dermatite cronica infiammatoria che si instaura in risposta al grattamento ripetuto o allo sfregamento meccanico di una zona cutanea, il quale innesca un circolo vizioso detto “prurito-grattamento”.
La patologia può manifestarsi a tutte le età, senza una netta predilezione di sesso, e colpisce qualsiasi area del corpo, sebbene sia più frequente su regioni accessibili al grattamento come nuca, polsi, caviglie, genitali ed estremità. In alcuni casi, può essere innescata, o aggravata, da condizioni predisponenti come la dermatite atopica, l’ansia, stress emotivi o patologie sottostanti che causano prurito persistente.
Sintomi: riconoscere la dermatite lichenica
Il prurito intenso rappresenta il sintomo più caratteristico: spesso peggiora durante la notte, interferendo con il riposo e spingendo il paziente a grattarsi inconsciamente, aggravando il quadro clinico. La cute colpita si presenta ispessita (lichenificata), con linee cutanee marcate, aspetto coriaceo e, in fase avanzata, può assumere colorazione biancastra o grigiastra.
- Lesioni eritematose con lichenificazione nelle fasi iniziali
 - Placca ispessita, spesso iperpigmentata, con possibili aree di desquamazione
 - Escoriazioni, ulcerazioni o erosioni lineari dovute al grattamento
 - Possibile bruciore locale associato al prurito
 
Le lesioni derivano dal trauma meccanico persistente e raramente coinvolgono le mucose. Nelle forme localizzate a livello genitale (vulvare o scrotale), si può osservare una cute maggiormente ispessita e, talvolta, dolorante.
Diagnosi differenziale
La diagnosi si basa prevalentemente su una valutazione clinica attenta, con osservazione delle caratteristiche tipiche della lesione. In alcuni casi, la somiglianza con il lichen planus impone una biopsia cutanea per escludere altre condizioni dermatosiche o patologie autoimmuni.
Cause e fattori scatenanti
L’insorgenza della dermatite lichenica è quasi sempre riconducibile a grattamento cronico o sfregamento della pelle. Le cause di prurito iniziale sono eterogenee e possono comprendere:
- Patologie cutanee preesistenti (dermatite atopica, micosi, eczema, allergie)
 - Fattori psicologici (ansia, stress prolungato, disturbi emotivi)
 - Irritazioni da sostanze chimiche (detersivi, profumi, cosmetici aggressivi)
 - Umidità, sudorazione eccessiva
 - Patologie non cutanee con prurito localizzato (ad esempio, radicolopatia)
 
La combinazione di uno di questi fattori con la predisposizione individuale al prurito (atopia, sensibilità cutanea) aumenta il rischio di sviluppare forme croniche di dermatite lichenica. Alcuni pazienti presentano una forma “primitiva”, dove non si individuano cause sottostanti alla base del prurito; altri manifestano la variante “secondaria” a una patologia di base.
Cure disponibili e strategie terapeutiche
L’obiettivo primario della terapia è interrompere il ciclo prurito-grattamento, trattando contemporaneamente i sintomi e la causa scatenante del prurito, quando identificabile. Di seguito sono elencate le principali strategie terapeutiche:
- Corticosteroidi topici: costituiscono il trattamento d’elezione e sono somministrati direttamente sulle placche, spesso con formulazioni ad alta potenza (come clobetasol), soprattutto nelle lesioni ispessite e ben delimitate.
 - Sistemi di occlusione (fasciature, pellicole trasparenti): utilizzati per aumentare l’efficacia dei corticosteroidi topici, mantenendo il farmaco a contatto prolungato con l’area colpita.
 - Antistaminici: prescritti per ridurre il prurito, soprattutto in casi di prurito notturno, e migliorare la qualità del sonno.
 - Emollienti: utili per mantenere l’idratazione della cute e ridurre la secchezza che può peggiorare il prurito.
 - Creme a base di capsaicina: talvolta utili per modulare la percezione del prurito nelle aree cronicamente colpite.
 - Cambiamenti comportamentali: indispensabili, comprendono l’educazione a evitare il grattamento (anche involontario) e l’adozione di tecniche di rilassamento per ridurre componenti ansioso-emotive.
 - Nei casi refrattari o di piccole aree localizzate, possono essere presi in considerazione infiltrazioni intralesionali di corticosteroidi a lunga durata d’azione.
 
In presenza di patologie sottostanti che comportano prurito persistente, è fondamentale gestire tali condizioni con terapie specifiche (ad esempio, antimicotici per la candidosi, trattamenti per eczemi, sospensione di agenti irritanti o detergenti aggressivi). Solo una gestione globale del paziente consente di ridurre la cronicizzazione.
Stile di vita, prevenzione e follow-up
Un attento monitoraggio e alcune semplici strategie di prevenzione risultano fondamentali per evitare recidive:
- Mantenere una corretta igiene cutanea, evitando saponi aggressivi e profumi
 - Limitare l’uso di indumenti stretti o sintetici che possono stimolare lo sfregamento
 - Gestire efficacemente lo stress attraverso tecniche di rilassamento o sostegno psicologico
 - Mantenere la pelle sempre ben idratata grazie all’uso regolare di emollienti
 
In caso di persistenza dei sintomi o di peggioramento, è necessaria una rivalutazione dermatologica e, se indicato, l’esecuzione di una biopsia per escludere eventuali diagnosi differenziali come il lichen planus o altre malattie autoimmuni.
In conclusione, la dermatite lichenica rappresenta una problematica cutanea di tipo cronico che richiede una gestione multidisciplinare, dalla diagnosi attenta fino all’attuazione di interventi farmacologici e comportamentali. La corretta informazione del paziente e la personalizzazione della cura sono elementi essenziali per controllare i sintomi e migliorare la qualità della vita a lungo termine.








